Nel nostro primo periodo di attività l’occhio di #Trama sarà puntato sul macramé.
L’arte del #macrame è fortemente legata all’utilizzo delle #mani, che sono l’unico strumento di lavoro,e sono #manicheraccontano antiche storie che vengono dall’Oriente. I popoli della Mesopotamia (persi e assiri) lo utilizzarono con grande abilità, in effetti le prime raffigurazioni del #macrame si trovano negli intagli degli Assiri e dei Babilonesi, in cui delle frange intrecciate adornavano i costumi dei soggetti ritratti.
Si pensa che il termine #macrame derivi dalla parola araba, usata nel XIII secolo, migramah (frangia), che si riferiva alle frange decorative usate su cavalli e cammelli, per aiutarli , tra le altre cose, a tenere lontane le mosche nelle calde regioni desertiche dell’Africa settentrionale.
Un’altra scuola di pensiero sostiene che venga dal turco mahramatun (fazzoletto) o makrama (asciugamano o fazzoletto per il capo ricamato), e che fosse un modo per terminare i lavori di tessitura utilizzando i fili in eccesso nella parte superiore e inferiore, creando delle frange.
Con l’avanzata araba il #macrame ha viaggiato dal nord Africa in Spagna, e in seguito si è diffuso in tutta l’Europa.
In Italia comincia a diffondersi intorno al XVI-XVII secolo, principalmente nei conventi e nei monasteri, ma sicuramente furono le donne liguri ad appropriarsene trasformandolo in #ornamento per asciugamani (non a caso in genovese antico l’asciugamano si chiama #macramè), lenzuola, tovaglie ecc. che andavano a far parte dei corredi da sposa ed arredi ecclesiastici, applicazione che ritroviamo anche qui in #Salento.
Nella foto: campionario ottocentesco di frangia a macramé (http://www.paolabesana.it/images/collezioni/col2.jpg)
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