Questo è il luogo dove ci si riposa dalle fatiche della vita; e qui c’è il conforto dei suoi fastidi e si prova quel piacere che un tempo, durante l’età dell’oro, sentì la gente libera e priva di freni. Potete ormai deporre senza timore le armi, che vi sono servite sino a qui, e consacrarla alla pace in quest’ombra, poiché qui sarete solo guerrieri dell’amore.
(Perifrasi di Torquato Tasso, Gerusalemme Liberata, XV, 63)
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È nel giardino che l’anziano barone soleva ritemprarsi lo spirito? È qui che rievocava una gioventù fuori dal tempo, immaginandosi nei giardini dei favolosi regni di Armida? Con le mura, il fossato, si era forse ritagliato uno spazio sacro in cui discorrere e contemplare?
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